di Gaetano Azzariti
Relazione sull’attività svolta nel periodo 2021/2022 e proposte per il 2023
Relazione sull’attività svolta e programmazione dell’attività del prossimo anno. Assemblea nazionale dell’Associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla, non demolirla”, Roma, 25 novembre 2022.
1. Nel periodo trascorso dalla nostra ultima assemblea annuale, tenuta il 19 marzo del 2021, l’Associazione, secondo il mandato ricevuto, ha perseguito la linea di svolgere le proprie iniziative privilegiando la collaborazione con le altre organizzazioni. Sia quelle facenti direttamente parte dell’Associazione, sia quelle ad essa esterne. Rinunciando, dunque, almeno in linea di massima, a proporsi come soggetto autosufficiente, non ricercando uno spazio autonomo nel già troppo affollato e frantumato panorama dell’associazionismo politico-culturale italiano. Preferendo, invece, assumere le vesti di animatore e promotore di cultura costituzionale, offrendo il proprio contributo di competenze e di militanza alle diverse esperienze sociali o ai vari soggetti che già operano in difesa della Costituzione e delle sue ragioni.
Una scelta questa che è posta a fondamento dell’azione dalla nostra Associazione ormai da alcuni anni, rivendicata dall’attuale direttivo, oltre che da chi vi parla, al fine di evidenziare ed esaltare quel che è da considerare il carattere che contrassegna e distingue la nostra Associazione, rispetto ad ogni altra. Nella nostra Associazione si fondono infatti tre diverse sensibilità: le competenze accademiche, in dialogo, da un lato, con le culture politiche diffuse espresse dalla società civile (i comitati locale e le realtà periferiche), dall’altro, con le forme organizzate espresse dalle associazioni politico-culturali che ne fanno direttamente parte: CGIL, Anpi, Libertà e Giustizia, Centro Riforma dello Stato, Fondazione Basso, Libera-rete numeri pari, Giuristi democratici, Antigone).
2. Più in particolare l’attività svolta dall’Associazione è stata essenzialmente rivolta: (a) in primo luogo, alla diffusione della cultura costituzionale, (b) in secondo luogo, alla partecipazione critica al dibattito politico sui temi costituzionali, (c) in terzo luogo, alla partecipazione ad iniziative di denuncia e contrasto del degrado costituzionale.
a) Con riferimento all’attività di promozione e diffusione della cultura costituzionale molteplici sono state le iniziative che hanno visto rafforzarsi le collaborazioni con alcune – non con tutte ahimè – associazioni: dalle abituali iniziative svolte con la Fondazione Basso e con il CRS (prevalentemente, com’è ovvio, su tematiche istituzionali); alle ripetute partecipazioni alle iniziative dell’ANPI (naturalmente in difesa del carattere antifascista della nostra Costituzione); agli intensificati rapporti con Libera e la Rete dei numeri pari (prevalentemente, com’è altrettanto ovvio, sulle tematiche sociali e delle diseguaglianze).
Si sono poi svolti diversi incontri con comitati locali. Solo in via esemplificativa – perché l’attività nei territori è diffusa, e dunque non potrei dare un quadro completo – posso ricordare le diverse iniziative svolte a Ravenna, oppure quella svolta di recente contro la guerra a Parma.
È da registrare con soddisfazione anche l’intensificarsi delle nostre collaborazioni con soggetti culturali o organizzazioni sociali che non fanno parte direttamente dell’Associazione. Voglio qui ricordare sia il ciclo di incontri organizzati assieme all’associazione BILL, sulle parole della Costituzione, la cui rappresentante Della Passarelli accogliamo oggi con particolare piacere come nuova socia, sia gli incontri organizzati dai comitati contro l’autonomia differenziata, promossi tra gli altri da Marina Boscaino, assiema alla quale – ormai da anni – organizziamo anche i seminari sulla Costituzione che si svolgono al liceo Vivona. Ci fa dunque particolarmente piacere che a rappresentare il comitato romano oltre che il comitato contro l’autonomia differenziata sia stata proposta proprio Marina Boscaino.
b) Per quanto riguarda, invece, l’attività che ci ha visto impegnati più a ridosso del dibattito politico-istituzionale – dove un nostro intervento si rende sempre necessario quando la politica coinvolge direttamente la tenuta della Costituzione – deve osservarsi come – sino ad ora – il nostro modo di operare si sia espresso con un atteggiamento di sostanziale self-restraint, potremmo dire nelle forme di “coscienza critica della Nazione”; limitando, per quanto possibile, gli interventi più diretti nell’agone politico, lasciando ad altri il pur necessario e più diretto impegno di interlocuzione esplicita con i soggetti politici (con i Partiti e le diverse istituzioni), ad esempio, tra le associazioni che hanno per finalità la difesa della Costituzione, al Coordinamento delle Democrazia Costituzionale. Un comportamento, il nostro, determinato dalla volontà di preservare una riserva di autorevolezza, da poter spendere nei tempi in cui la Costituzione sia sottoposta – torni ad essere sottoposta – ad una politica di aggressione che ne mini le fondamenta. E, visti i tempi che si prospettano, ritengo sia stata una scelta saggia.
La nostra è dunque una prospettiva impegnata, per nulla neutrale o asettica, ma non condizionata dalle sempre emergenti divisioni politiche che tormentano con troppa frequenza anche il nostro campo di partigiani della Costituzione. Anzi proprio la nostra autonomia dalla contingenza politica ci ha permesso di esprimerci sempre con il maggior rigore possibile e la massima libertà a difesa dei principi della Costituzione e contro i vari demolitori costituzionali; mantenendo sempre e senza mediazioni un orientamento culturalmente, ma anche politicamente, orientato a difesa e salvaguardia dei principi costituzionali. Anche nei casi di maggiore tensione.
In proposito si può ricordare l’atteggiamento certamente critico, sebbene non unanime né prevenuto, avuto dalla nostra Associazione nel caso del dibattito e poi del referendum costituzionale del settembre del 2020 sul numero dei parlamentari. Ma anche la chiara idiosincrasia costituzionale manifestata nei confronti delle diverse e trasversali proposte di attuazione del III comma dell’art. 116. Anche in questo caso s’è registrata qualche differenziazione, ma la condanna delle diverse proposte formulate dalle varie maggioranze che si sono succedute, mi sembra di poter dire, sono state unanimi. Ricordo in proposito il seminario annuale dell’altro anno (ahimè svolto da remoto a causa della pandemia) che venne dedicato proprio a denunciare i limiti e i riflessi istituzionali e politici dell’Autonomia differenziata. Discussioni svolte con rigore d’analisi e senza nessuna concessione alle ragioni delle politiche contingenti.
c) Con riferimento, specifico, alla nostra attività più direttamente legata alla politica costituzionale ovvero alla politica tout court deve richiamarsi – ad ulteriore dimostrazione di una nostra non neutralità – l’adesione ad una serie di iniziative di denuncia e di contrasto alle tendenze degenerative, che mettono in seria e pericolosa discussione l’attuazione dei principi costituzionali. Mi riferisco al sostegno e alla partecipazione della nostra Associazione a progetti promossi da altre organizzazioni o forze sociali, nei casi in cui è risultata evidente la loro attinenza alle problematiche costituzionali e le finalità di salvaguardia della democrazia costituzionale.
Vorrei, anche in questo caso, ricordarne due, particolarmente significative. Da un lato, la partecipazione all’iniziativa assunta di contrasto alla diseguaglianza e all’esclusione, per la giustizia ambientale e sociale promossa da oltre 600 associazioni e coordinata della “Rete dei numeri pari”.
Dall’altro, l’adesione all’appello e poi anche la partecipazione ad alcuni seminari pubblici per un’Europa di pace organizzati della “Rete italiana pace e disarmo”.
Sin qui il già fatto.
3. Volgendo ora lo sguardo al prossimo futuro dobbiamo essere consapevoli che siamo giunti ad un tornante, operando nel pieno di un momento topico. Si tratta dunque di valutare come proseguire il nostro impegno a difesa della Costituzione in una fase che potrebbe degenerare o comunque pretendere una responsabilità più intensa per chi vuole – riprendendo il nome della nostra Associazione – “Salvare la Costituzione”.
Nei programmi politici delle forze che vanno a comporre l’attuale maggioranza è, infatti, esplicitamente indicata – anzi auspicata – la sfigurazione della Costituzione. Due riforme sono state preannunciate che, ove approvate, cambierebbero la faccia della Costituzione. Qualunque sia l’orientamento personale sul piano più propriamente politico (tanto chi è più indulgente nei confronti dell’attuale maggioranza di destra, quanto chi ritiene che le responsabilità siano diffuse e in fondo l’attuale maggioranza è in sostanziale continuità con le disinvolte pulsioni revisioniste del passato), nessuno potrà però negare che l’attuazione dell’Autonomia differenziata (a maggior ragione se fosse realizzata nella forma hard sin da subito prospettata dalla bozza del disegno di legge Calderoli), sommata alla introduzione di un presidenzialismo (che pure non è stato ancora definito nei suoi tratti essenziali), finirebbe per sconvolgere l’assetto costituzionale nel suo insieme, non potendo certamente considerare la realizzazione di un tale doppio trauma un aggiornamento. Il cambio contestuale di forma di Stato e forma di governo, non lascia spazio al dubbio: si tratterebbe di una demolizione degli equilibri complessivi della nostra Costituzione
In tal caso, a seguito di una tale malaugurata evenienza, non potremmo astenerci dal dire la nostra. Schierandoci ovviamente dalla parte della nostra Costituzione, sempre.
Allora, se questo è il quadro, forse, è meglio iniziare subito. Anche per evitare di doverci calare nell’agone politico solo alla fine, quando i giochi saranno fatti e non ci rimarrà altro che prendere posizione.
In questo momento, invece, all’inizio legislatura, possiamo ancora sperare di poter esercitare la nostra influenza critica e discutere seriamente le varie prospettive culturali sui due temi. Cercando di prevenire prima di combattere, informare prima di asserire, discutere prima di schierarsi, convincere prima di contrapporsi.
Da queste considerazioni la proposta che vorrei sottoporvi e che spero possiate condividere per l’attività del prossimo anno: oltre a proseguire con le iniziative sin qui svolte e che vi ho precedentemente rapidamente illustrato, dovremmo impegnarci a svolgere una serie di seminari e interventi dedicati ai due temi principali dell’Autonomia differenziata e della forma di governo presidenziale. Iniziative da organizzare come Associazione “Salviamo la Costituzione”, ma auspicabilmente non da soli, bensì assieme alle altre associazioni; con i più vari soggetti e forze culturali e politici.
Poi, quando e se ci saranno dei testi approvati dal Parlamento il confronto sarà inevitabilmente più diretto. Poi, quando e se sul presidenzialismo si andrà al referendum la strada è segnata: il 2006 e il 2016 ci hanno già indicato la rotta. A quel punto non rimarrà che la lotta per la Costituzione e la partecipazione diretta allo scontro politico.
4. C’è un’ultima questione che vorrei affrontare, una convinzione che voglio esplicitare, che è nel retropensiero delle nostre impostazioni “collaborative” e che – io credo – deve ormai essere dichiarata senza eccessivi diplomatismi, se è vero – come personalmente ritengo – che la divisione sia tra le cause delle sconfitte, degli arretramenti, delle difficoltà, dei turbamenti, delle scomposizioni del “nostro campo”, ovvero del campo di chi pensa che la Costituzione non sia solo un pezzo di Carta, ma una rivoluzione promessa che è necessario realizzare, con fatica, ma con convinzione ed unità d’intenti.
La mia convinzione è la seguente: da soli non arriveremo alla meta. Potremmo utilizzare le parole del poeta: “Non verremo alla meta ad uno ad uno, ma a due a due. Se ci conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti, (…) e i figli un giorno rideranno della leggenda nera dove un uomo lacrima in solitudine” (Paul Eluard). Vorrei precisare che personalmente non penso affatto ad un facile unanimismo, semmai ad un serrato confronto tra sensibilità anche diverse, ma tutte unite in nome della Costituzione.
A fronte di tale convinzione registro la diffusa miopia degli altri. Lo riconosco: a volte una chiusura giustificata dal ruolo ricoperto, da contrasti reali. Ma, nel “nostro campo”, tra chi vuole attuare la rivoluzione promessa dalla Costituzione, sono troppe, in verità, le separazioni incomprensibili, l’autoreferenzialità e le gelosie, i personalismi e l’incapacità al confronto. Un confronto che si può realizzare – perché no – a volte anche attraverso una sana e vivace dialettica interna. Siamo troppo spesso, invece, portati a dividerci sul nulla o sul poco. Quante sono le sigle, le organizzazioni, i gruppi, le associazioni, i popoli dispersi che, in questa fase critica, discuteranno ciascuno per proprio conto di come salvare la Costituzione dai nuovi barbari. Ognuno nelle proprie stanze, per poi uscire a trovarsi soli dinanzi al fronte unito dei nemici della Costituzione.
In questa stanza, nel chiuso di questo luogo, potremmo forse consolarci, guardando al nostro interno: in fondo noi siamo proprio alla ricerca dell’unità in nome della Costituzione, siamo nati per unire il fronte di chi si riconosce nei principi della nostra Costituzione. Lo abbiamo detto ancora una volta oggi.
Noi che per fortuna (sic et simpliciter) non abbiamo potere, ne aspiriamo ad averlo, possiamo permetterci di essere generosi; possiamo persino avere l’audacia di porci all’esclusivo servizio della Costituzione e dei suoi amici. Ma se così ragionassimo, se ci accontentassimo del nostro punto di vista, non serviremmo granché la nostra causa. Parlare nel deserto non è nelle nostre ambizioni.
Se allora ritengo fondamentale continuare nell’opera di promozione e diffusione della cultura costituzionale, se dobbiamo continuare a non avere remore nel proseguire nella nostra lotta per la Costituzione con tutte le caratteristiche che ho cercato sin qui di riassumere e che – io ritengo – devono continuare a caratterizzare l’azione della nostra Associazione, mi chiedo cosa possiamo fare, e se ci sia lo spazio, per favorire anche un processo federatore tra le diverse forze ma anche delle singole persone che alla salvaguardia dei principi costituzionali realmente – e non solo strumentalmente – credono.
Pongo il problema, non ho la risposta.
In proposito mi pare sintomatica una vicenda che mi corre l’obbligo di riportarvi e su cui vi chiedo una valutazione. Il 30 ottobre è stata inviata una lettera/appello a tutti i responsabili delle “principali Associazioni democratiche ed antifasciste italiane”, sottoscritta da decine di aderenti alle più diverse associazioni, compresa la nostra, con la richiesta di convocare una riunione comune per discutere (cito) “l’avvio di un minimo ma essenziale programma comune”. Salvo errori a me risulta che delle 32 associazioni destinatarie dell’appello solo 5 (tra cui la nostra) hanno dato una qualche risposta. Credo sia il segno di un problema.
Vorrei essere esplicito sul punto. Non credo si tratti di una questione organizzativa. Non credo neppure che basti sostituire le sollecitazioni che ci arrivano dal basso (dai militanti delle organizzazioni interessate) con proposte o forzature di parte, promuovendo unilateralmente, dall’alto, l’unità d’azione delle associazioni. Non basta un appello all’unità, chiunque sia a formularlo.
Ancor più chiaramente, non penso che noi, la nostra Associazione, pur consapevole del problema, possa farsi promotrice di nulla. Sia perché non ne abbiamo realisticamente la forza: la consapevolezza dei propri limiti è una virtù necessaria, anche se molto spesso dimenticata e alle origini di tanti fallimenti; sia perché non vogliamo cadere nelle logiche competitive o di protagonismo che abbiamo sempre criticato. E che hanno costantemente portato alla divisione anziché all’unità.
Quel che noi possiamo dire e fare è altro.
Secondo la nostra tradizione e funzione dobbiamo anzitutto operare – continuare ad operare -fornendo, noi in primo luogo, un esempio di rigore alla ricerca di un’unità in nome della Costituzione democratica ed antifascista; sollecitando il dialogo tra tutti coloro che credono realmente nella forza precettiva della Costituzione repubblicana; denunciando, con forza in questo periodo, i rischi della divisione che corrono tutte le forze impegnate nella difesa dei suoi principi; invitando ciascuno al confronto, perché – lo ripeto – nessuno si salva da solo, né la nostra Costituzione potrà essere salvata se non vi sarà l’unità del suo popolo.
5. Concludo riassumendo sinteticamente le proposte o le indicazioni che vi ho sin qui esposto e che vi propongo di approvare come linee direttive generali dell’attività della nostra Associazione per il prossimo anno:
1. Proseguire nell’opera di promozione e diffusione della cultura costituzionale, confermando gli impegni assunti con le altre associazioni e sviluppando altre analoghe iniziative
2. Impegnarci nella analisi e nella discussione sui temi dell’Autonomia differenziata e del Presidenzialismo che, nell’attuale momento storico, sono stati posti al centro delle politiche di riforma costituzionale.
3. Partecipare alle iniziative che si propongono di far valere delle politiche sociali e istituzionali indirizzate alla realizzazione dei principi costituzionali
4. Sostenere, nei limiti richiamati, il coordinamento e il dialogo più intenso tra tutte le associazioni e le formazioni sociali che operano per salvaguardare i principi della nostra Costituzione.